Ucraina: “L’holodomor, la memoria negata”

di Francesca Lomastro
Accademica olimpica, presidente dell'associazione culturale "Il Ponte - Mict"

Qui la versione italiana del video

Non si può capire l’invasione russa dell’Ucraina se non si sa, almeno a grandi tratti, che cosa fu l’holodomor, lo sterminio per fame dei contadini ucraini– 4 milioni e mezzo, almeno – voluto da Stalin tra l’inverno del 1932 e l’estate del 1933. Il video “Holodomor, la memoria negata” vuole proprio essere un aiuto alla comprensione di una “alterità” tra Russia e Ucraina che, come tutti i processi storici, si è venuta costruendo nel tempo e che ha avuto una accelerata brusca dal 24 febbraio di questo anno, quando l’ "alterità” è diventata distacco assoluto e irrecuperabile.
Nel nostro viaggio alla ricerca della memoria la spiegazione storica dello specialista Andrea Graziosi si incrocia con la vicenda personale di una donna che di tutta quella storia fu testimone e protagonista. La corrispondenza tra ricostruzione basata sui documenti e testimonianza individuale è totale. Altre voci, di persone di varia età ed estrazione, aggiungono particolari, esprimono riflessioni, lasciando emergere quello che è stato a lungo un racconto impossibile da raccontare.
Dell’holodomor infatti in Unione Sovietica fu vietato parlare, sia pubblicamente, nelle riunioni politiche e nei mezzi di informazione, sia privatamente, nelle famiglie che avevano perso figli, fratelli, genitori, nonni, e tra i pochi sopravvissuti nei villaggi quasi deserti. Il silenzio, ottenuto attraverso il terrore della punizione, doveva cancellare quella tragedia come se non fosse mai avvenuta. Di quel silenzio furono complici anche i tanti Paesi che sapevano quello che stava succedendo nelle campagne ucraine attraverso le rappresentanze diplomatiche, i contatti commerciali, le lettere degli Ucraini ai parenti emigrati in Polonia, in Francia, in Canada, negli Stati Uniti, nell’America meridionale. Tutti sapevano. Anche l’Italia di Mussolini sapeva. Ma tutti tacquero per opportunismo politico e per interessi commerciali. La storia da questo punto di vista è ripetitiva. L’invasione dell’Ucraina in realtà è iniziata nel 2014, ma la reazione dei Paesi democratici a quella violazione dei principi di base del Diritto internazionale è stata puramente di facciata.
Attraverso la requisizione di tutto il raccolto e di tutti i generi alimentari, in pratica con la condanna a morte per fame, Stalin voleva raggiungere due obbiettivi: il primo era stroncare la resistenza dei contadini non tanto alla collettivizzazione in sé, quanto alle modalità con le quali essa veniva portata avanti, specificamente in Ucraina; il secondo era piegare il nazionalismo ucraino, il desiderio di indipendenza di quella terra che aveva aspirato alla liberta durante tutto l’arco della sua storia, senza raggiungerla se non per brevissimi periodi. Stalin raggiunse il primo scopo definitivamente, il secondo solo temporaneamente, come dimostra la storia presente.
Nel 1932-’33 la fame non fu la conseguenza prevedibile di una guerra, come avviene solitamente, ma lo strumento di un genocidio, perpetrato dallo Stato nei confronti di una parte della propria popolazione, la più indifesa e pacifica, i contadini, di una delle sue stesse repubbliche, la più produttiva, la più colta, la più “occidentale”. Persino a molti dirigenti del Partito Centrale sfuggiva quale logica tremenda sottacesse quella politica espressamente diretta contro i propri contadini delle zone più fertili dell’Unione Sovietica.
Sappiamo tutti oggi come l’espressione “Ucraina granaio d’Europa”, con cui veniva definito un tempo quel Paese, sia ancor oggi valida, anzi, sappiamo che molti Paesi del mondo dipendono per la sopravvivenza della propria popolazione dal grano ucraino.
Un documento di un archivio storico dell’ex - Urss recentemente reso accessibile agli studiosi riporta l’appello di ucraini esuli in Francia, datato 1930 - due anni prima dell’holodomor, ma dopo che la collettivizzazione forzata aveva avuto inizio, nel 1929 -. É un appello ai Paesi democratici del mondo in cui si prospettano le conseguenze della fame in Ucraina e in cui si chiede di non comperare dall’Unione Sovietica il grano che gronda del sangue dei contadini per non sostenere la politica di Mosca.
Basterebbe aggiungere al grano il gas e l’appello potrebbe essere datato 2022…