Una riflessione su Mariano Rumor

Domenica 30 agosto 2020, in occasione del trentesimo anniversario della morte di Mariano Rumor, l'Amministrazione Comunale di Tonezza ha voluto ricordare lo statista con l'apposizione di una targa nella piazza a lui intitolata.
Il saluto dell'Accademia Olimpica, di cui Rumor fu alla presidenza dal 1958 al 1990, è stato portato dal presidente Gaetano Thiene, che nel suo intervento ha ricordato il ruolo centrale avuto dal politico nel corso del suo impegno al governo e il particolare legame che, sempre, lo ha tenuto strettamente unito alla sua città.
Tante le luci da ricordare nel suo percorso, ma anche un "silenzio", ha dichiarato Thiene: quello tenuto nei confronti del Vescovo Carlo Zinato, che all'epoca del Concilio Vaticano II "impiegò la scure" nei confronti dei "preti ribelli, ai quali un certo tipo di Chiesa stava sempre più stretto".
Un cenno ripreso anche da Il Giornale di Vicenza, che al tema ha dedicato un approfondimento a firma di Ivano Tolettini, pubblicato domenica 6 settembre.
Qui di seguito il testo dell'intervento di Gateano Thiene.

Il 16 giugno 2015 il Comune di Vicenza e l’Accademia Olimpica celebrarono il centenario del giorno della nascita del Senatore Mariano Rumor in Teatro Olimpico, alla presenza del neo Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Fu l’occasione per il Presidente dell’Accademia Prof. Marino Breganze di ricordare nel suo intervento che Rumor lo era stato per oltre 30 anni, dal 1959 fino alla sua morte improvvisa avvenuta il 22 Gennaio 1990.
Giovane studioso della cultura locale, si era laureato in lettere cum laude con una tesi su Giuseppe Giacosa, ritenuta degna di pubblicazione. Era intelligente, una vera promessa, grazie ai geni e alla educazione di una famiglia di Editori. Divenne presto docente nei Licei classici. Iniziò un corposo saggio sulle opere di Zanella, di cui quest’anno ricorrono i duecento anni della nascita a Chiampo, opera rimasta in parte incompiuta. Nell’introduzione ne spiegava le finalità: “Una storia vista dal di dentro della poesia, cui il soccorso di qualche dato o documento non serva che a meglio chiarire quanto di per sé essa significa, così come un lume acceso dentro una coppa di alabastro ne illumina le ombre e le venature segrete”.
La cosa ancor più singolare è che l’allora professor Rumor divenne Accademico Olimpico nel 1943, a soli 28 anni. Il 1° agosto dello stesso anno scrisse al Rettore dell’Accademia: “Vi assicuro, Eccellenza, che la fiducia e la stima dimostratami dall’Accademia Olimpica, oltreché motivo di interiore soddisfazione, è per me un impegno d’onore a contribuire con l’opera mia, modesta ma volenterosa, al nobile scopo che l’Accademia si propone, di perpetuare e rinnovare nel tempo la tradizione di vivace genialità e d’austera cultura cui la nostra stirpe vicentina non è mai venuta meno”.
Le sette Olimpiadi come Presidente dell’Accademia hanno lasciato il segno, con una ricca attività editoriale e culturale nonché:
- la partecipazione dell’Accademia al Comitato Permanente per gli Spettacoli Classici al Teatro Olimpico;
- l’acquisizione e il restauro di Villa Valmarana Morosini ad Altavilla, destinata al Centro Universitario di Organizzazione Aziendale (CUOA);
- la costituzione del Centro Studi di Architettura Andrea Palladio (CISA), che ebbe come socio fondatore il professor Renato Cevese, anch’egli di casa a Tonezza;
- la Fondazione, insieme a Gabriele De Rosa, dell’Istituto per le Ricerche di Storia Sociale e Religiosa.
Mariano Rumor fu un grande statista, membro dell’Assemblea Costituente dalla lunga militanza politica. Di questo e di altri momenti della sua vita altri hanno parlato. Definiva il suo impegno “vero servizio cristiano al bene comune”, come ben sottolineò Lorenzo Pellizzari nell’incontro con Mattarella.
In quell’occasione Achille Variati disse: “Mariano Rumor fu uno statista: non un santo e nemmeno un eroe, era un uomo intelligente di cultura, innamorato delle istituzioni, un cattolico”.
Lo storico Francesco Malgeri ricordò invece la particolare attenzione politica di Rumor verso la cultura quando affermava: “Non si fa politica senza cultura”. Concluse il suo bellissimo intervento sottolineando come Rumor svolse il suo ruolo con coerenza, senso del dovere, serietà e misura esprimendo così anche le migliori qualità della sua terra e della sua gente.
La sua presenza a Vicenza fu caratterizzata da molte luci, ma anche qualche silenzio. Mi riferisco al rapporto di sudditanza nei confronti di Sua Eccellenza Monsignor Carlo Zinato, Vescovo di Vicenza dal 1943 al 1970, che si era dimostrato molto coraggioso nel 1943-45, contribuendo a salvare la vita a numerosi partigiani inviati al patibolo.
Come scrisse Gian Antonio Stella nel 2016 sul Corriere della Sera, Zinato aveva un chiodo fisso: il “male assoluto” era il comunismo e i comunisti andavano scomunicati. Rivendicava il diritto-dovere della Chiesa di intervenire nelle faccende pubbliche. Temeva una conversione verso il catto-comunismo.
Venne il Concilio Ecumenico Vaticano II, nacquero insofferenze, sfociate in incrinature nel rapporto fra il Vescovo “Principe” e preti ribelli, ai quali un certo tipo di Chiesa stava sempre più stretto. Zinato impiegò la scure, con sospensione “a divinis” di alcuni sacerdoti (vedi il caso di don Bruno Scremin e del mio insegnante di religione al Liceo, don Marino).
Alla nuova dirigenza democristiana vicentina della sinistra sociale venivano negate le sale per riunioni nelle Parrocchie. Di tutto questo (ma forse mi sbaglio) non si trova traccia nel libro di memorie di Rumor né in quello di Gigi Ghirotti. Mi chiedo se ci sia qualcosa nell’Archivio-Inventario delle “carte” di Rumor.
Voglio finire il mio ricordo di Mariano Rumor con la lettera che il 14 agosto 1943, dopo la caduta del fascismo, egli scrisse dalla clandestinità proprio qui a Tonezza a Ivo Coccia, suo commilitone a Sabaudia e poi riorganizzatore a Roma della nuova Democrazia Cristiana di De Gasperi e Gonella, con gli ex popolari di don Sturzo: lettera che Lorenzo Pellizzari lesse il 16 giugno 2015 al Teatro Olimpico, nell’incontro con il presidente Mattarella: “La foga della letizia che inonda l'anima mia nella gioia della riconquistata libertà dei pensieri, delle parole, delle azioni, ora spontaneamente incanalate in una disciplina di convinzione e non di costrizione, è inesprimibile. E t'assicuro che in quella notte del 25 luglio in cui seppi della grande notizia, piansi di consolazione. Era il sogno di tanti anni, nutrito in fedeltà di convinzione interiori, di tradizioni famigliari, di soprusi che si realizzava finalmente in una certezza di libertà. Ringraziamo Iddio e preghiamolo che ci conceda di essere degni della missione che i tempi nuovi ci impongono. Perché, caro Ivo, se c'è una cosa che nella letizia mi fa tremare, è appunto il timore delle responsabilità che incombono oggi a noi cattolici. È inutile nascondercele: a noi spetta cristianizzare la vita sociale, o noi abbiamo tradita la nostra missione. A che ci saremmo preparati in vent'anni di catacombe se non a questa suprema missione di apostolato! E d'altronde siamo noi maturi per affrontare tale responsabilità? Perché le esigenze dell'apostolato non sono soltanto di buona volontà ma altresì di cultura e di coscienza. Ora, caro Ivo, non per me che sono l'ultima ruota del carro, ma per tutti noi io mi domando se siamo all'altezza della missione che ci incombe. E vorrei avere una voce immensa come il vento per rombare all'orecchio e all'anima di ognuno di noi e dire a ciascuno che non rinnovi per se stesso il gesto ignavo di chi fece il gran rifiuto, che il tempo del comodo raccoglimento formativo è finito, che bisogna che ognuno di noi con la sua poca suppellettile interiore, con le sue piccole porzioni di anima cristiana scenda fra gli uomini, senza ambizioni e senza pretese ma con gonfio cuore di apostolo a dire alta la sua convinzione, a farla nutrimento gradito o sgradito, non importa, perché nutrimento de singoli e della collettività.”.
Mi piace infine ricordare con orgoglio che il Veneto, nell’ultimo secolo, ha espresso due Papi (Pio X e Giovanni Paolo I) e un Presidente del Consiglio (Rumor), che possono essere accomunati sotto il profilo etico.