Laboratorio Olimpico: di scena la diversità

Il “diverso” che irrompe sulla scena. Il confine sottile, ma essenziale, fra “teatro” e “spettacolo”. Lo sguardo sull’altro da noi, fra interesse e paura, condivisione e pregiudizio.
Un tema affascinante e complesso quello scelto da Laboratorio Olimpico per la sua dodicesima edizione dal titolo “Freaks – La diversità fra teatro e spettacolo”, svoltosi venerdì 20 e sabato 21 ottobre fra Odeo, Teatro Olimpico e Teatro Astra di Vicenza, con tanti ospiti di primissimo piano: docenti, studiosi provenienti dall’Italia e dall’estero, operatori del settore, giornalisti e artisti, tutti invitati a portare esperienze e riflessioni in materia.
A proporre l’evento, come sempre, l’Accademia Olimpica e il Comune di Vicenza, uniti nel portare avanti il significativo progetto, nato e sviluppato da due accademici: il docente dell’Università di Genova, oltre che autore, attore e regista teatrale Roberto Cuppone, che ne cura la direzione artistica, e il giornalista e critico Cesare Galla, che ne è stato l’ideatore. Al loro fianco, alcuni partners ormai “storici” e nuovi amici: il network Rete Critica, il Dipartimento di Italianistica, Romanistica, Antichistica, Arti e Spettacolo (Diraas) dell’Università di Genova, La Piccionaia – Centro di produzione teatrale, l’Accademia Teatrale Veneta e i licei vicentini «Pigafetta» e «Quadri».
Tre le sezioni nelle quali si è articolato l’appuntamento, aperto al pubblico con ingresso libero: convegno, performance e tavola rotonda.

Il convegno

La prima sezione, venerdì, è stata dedicata alle relazioni, nell’Odeo dell’Olimpico. Aperto dai saluti del vicesindaco Jacopo Bulgarini d’Elci, del presidente della Classe di Scienze e tecnica Giuliano Bellieni per l’Accademia e del direttore artistico Roberto Cuppone, il convegno è proseguito con la partecipazione di numerosi esperti, chiamati a collocare il tema dalla classicità ai giorni nostri e attraverso i più diversi linguaggi, in quell’ottica di indagine del “teatro che cambia” che di Laboratorio Olimpico è il fulcro essenziale.
A discutere del tema sono stati invitati Luciano Chiodi del liceo classico «Pigafetta» di Vicenza, Mario Bolognesi dell’Universidade Estadual Paulista di San Paolo (Brasile), Eliene Benicio dell’Universidade Federal de Bahia (Brasile), Denis Lotti dell’Università di Padova, Paolo Puppa dell’Università di Venezia Ca’ Foscari, Nicola Savarese dell’Università di Roma Tre, Sonia Maura Barillari e Livia Cavaglieri dell’Università di Genova, Gabriele Sofia dell’Université Grenoble Alpes (Francia), il giornalista Oliviero Ponte di Pino di ateatro.it e Giuseppe Longo dell’Università di Verona.

Le performance

Il secondo momento della prima giornata è stato invece dedicato alle due performance in programma.
All’Olimpico, David “Zanza” Anzalone ha proposto il suo “Targato H”, scritto con Alessandro Castriota, che ne cura anche regia e musiche: un lavoro ironico per far riflettere sui pregiudizi in materia di handicap e normalità. Al termine, in compagnia di Oliviero Ponte di Pino e Stefano Masotti, intervista con l’attore e presentazione del suo libro “Handicappato e Carogna”. In serata, invece, appuntamento all’Astra per la prima nazionale di “Scarpe di cuoio”, con Carlo Presotto, testo e regia di Babilonia Teatri.

La tavola rotonda

Terza e ultima sezione di Laboratorio Olimpico è stata la tavola rotonda in programma nella mattinata di sabato, di nuovo nell’Odeo dell’Olimpico. Realizzata in collaborazione con Rete Critica e Accademia Teatrale Veneta, la conversazione è stata introdotta e coordinata da Andrea Porcheddu, giornalista e autore del libro “Che c’è da guardare?”. Ad animarla sono stati Roberto Rinaldi di Rumorscena, l’operatore di teatro sociale fra Stefano Luca dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini, il regista Antonio Viganò (con una nota scritta), lo psicoterapeuta e autore teatrale Stefano Masotti, la giornalista e performer Vincenza Di Vita, Renata Savo di Scenecontemporanee, Fabio Francione de Il manifesto, Luca Lotano di Teatroecritica, con una comunicazione di Renato Gatto dell’Accademia Teatrale Veneta.

Una riflessione sul tema di questa edizione

«La diversità – commenta il direttore artistico di Laboratorio Olimpico, Roberto Cuppone – ha visto fondersi, fin dall’antichità, aspetti fisici e culturali insieme: basti pensare al termine “barbaros”, che letteralmente significa “balbuziente”, con il quale i greci indicavano, schernendoli, gli stranieri, coloro che non parlavano greco. Ciò che si cerca a teatro è da sempre proprio questa diversità “oggettiva”, al fine di metabolizzarla attraverso la catarsi. Oggi assistiamo, sulla scena, ad un crescendo di esibizioni del corpo “diverso” da parte di esperienze teatrali: abbiamo quindi ritenuto urgente fare chiarezza prima di tutto dentro di noi, distinguendo fra omologazione e banalizzazione, fra “teatro” e “spettacolo”».