Ripensare l’Olimpico con nuove sinergie

di Cesare Galla
Vicepresidente vicario dell'Accademia Olimpica

La storia dell’Accademica Olimpica, sorta nel 1555, e del “suo” teatro, inaugurato nel 1585 dopo essere stato progettato da Andrea Palladio come ultima opera della sua vita, sono intimamente legate da secoli. Anche se dall’inizio dell’Ottocento la proprietà dell’Olimpico, per volere dell’autorità napoleonica, passò al Comune di Vicenza, l’Accademia ha continuato a svolgere un ruolo centrale nella sua attività. E non a caso il rapporto speciale fra l’istituzione culturale e il monumentale luogo di spettacolo è descritto già nel primo articolo dello Statuto accademico, che rivendica una funzione ideale ma non per questo meno significativa nella “vigilanza sulla conservazione e l'uso del Teatro Olimpico da essa eretto” così come nella “valorizzazione mediante manifestazioni d'arte adeguate alla dignità del monumento”.
In particolare, per larga parte del secondo Novecento l’Accademia ha avuto un ruolo centrale prima nell’ideazione e quindi nell’organizzazione del “Ciclo di spettacoli classici al Teatro Olimpico”, demandati per quasi mezzo secolo a un Comitato spettacoli che aveva la sua sede nella stessa sede accademica e da rappresentanti accademici era diretto, pur con la partecipazione degli enti locali. L’archivio del Comitato, custodito dall’Accademia, conserva la memoria del Ciclo ed è uno spaccato della storia del teatro nel Novecento oltre che una testimonianza unica sul modo di fare spettacolo a quell’epoca in uno spazio monumentale antico.
Dopo l’abolizione del Comitato spettacoli, voluta dal Comune alla metà degli anni Ottanta, l’Accademia non ha cessato di riflettere sulle problematiche del fare teatro all’Olimpico. Nel secondo decennio del nuovo secolo, l’ormai lunga esperienza del Laboratorio Olimpico, fondato dall’Accademia nel 2003 e ben presto supportato dal Comune, è stata preziosa per mettere a fuoco le istanze della nuova drammaturgia rispetto alla tradizione scenica e alla tutela monumentale. Oggi, mentre il fare teatro cerca vie nuove, non necessariamente radicali o eversive della tradizione, ma comunque improntate ad una nuova concezione della drammaturgia (che peraltro nei casi migliori deriva da una rivisitazione più profonda e culturalmente sfaccettata del patrimonio “classico”), l’Accademia Olimpica vuole continuare a proporsi come crocevia fra la riflessione sul passato e l’evoluzione con lo sguardo al futuro. Esattamente quello che accadde nel marzo del 1585, con la rivoluzionaria prima rappresentazione dell’Edipo Tiranno sulla scena olimpica, un evento che ha cambiato per sempre la storia del teatro.
È nata per questo la tavola rotonda sull’uso e la tutela dell’Olimpico svoltasi il 19 febbraio 2016. Per parlare con addetti ai lavori e specialisti dell’oggi e del domani, facendo tesoro di ciò che è stato ieri; per approfondire e rinnovare le sinergie, per ribadire le necessità della tutela, per provare a trovare una strada condivisa che rispetti le ragioni di tutti ma sia cosciente che la missione rimane (come è sempre stata) quella di esaltare l’unicità del teatro Olimpico.